sabato 19 febbraio 2011

dal sito Ministero della Giustizia - Il teatro in carcere

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Il teatro in carcere
All’inizio degli anni '80 il teatro in carcere – già presente in alcuni istituti con esperienze amatoriali – assume significati, metodologie e obiettivi nuovi che si precisano e si consolidano negli anni. Si pone l’accento sulla pratica teatrale piuttosto che sullo spettacolo, sull’attività laboratoriale e creativa dei detenuti, sulla funzione terapeutica e pedagogica di quest'ultima, in grado di intervenire sugli aspetti relazionali e la cura di sé. Il teatro diviene anche uno strumento importante per far conoscere alla società la realtà del carcere, sia tramite rappresentazioni negli istituti aperte al pubblico, sia con spettacoli di compagnie di detenuti in teatri esterni.Nel 1982 Riccardo Vannuccini realizza un’esperienza pionieristica nel carcere di Rebibbia. Nello stesso anno nasce il Teatro Gruppo, prima forma organizzata di laboratorio teatrale che rappresenta “Sorveglianza speciale”di Jean Genet a Spoleto. I sei detenuti-attori possono recitare all'esterno grazie ad un permesso per motivi eccezionali concesso da Luigi Daga, allora magistrato di sorveglianza. Nel 1984 Luigi Pagano, direttore di San Vittore, favorisce lo sviluppo di esperienze nel carcere milanese, in collaborazione con la compagnia Ticvin. A Volterra nel 1988 Armando Punzo fonda la Compagnia della Fortezza. Da allora le esperienze di teatro carcere si sono moltiplicate, l’Amministrazione penitenziaria ha aperto nuovi spazi, sostenuto nuove esperienze e progetti di sperimentazione e formazione. Le compagnie che lavorano negli istituti penitenziari sono oggi decine. Tra le più attive il Tam Teatro musica di Padova, Ticvin e Donatella Massimilla a Milano San Vittore, Gianfranco Pedullà ad Arezzo, i Teatri della Diversità a Urbino, Renato Vannuccini e Artestudio a Rebibbia e in molti istituti del Lazio, Fabio Cavalli e i Liberi artisti associati nel reparto Alta Sicurezza della casa circondariale di Rebibbia, i Liberanti a Lauro (AV), Lollo Franco a Palermo, l'associazione Balamos a Venezia. Negli istituti minorili lavorano, tra gli altri, Paolo Billi a Bologna, il Kismet a Bari e Claudio Collovà e la Cooperativa Dioniso a Palermo. Queste esperienze sviluppano diverse forme di collaborazione tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e diversi soggetti istituzionali, principalmente le istituzioni culturali del territorio e degli enti locali. Per alcuni anni, fino al 2001, anche l’Ente Teatrale Italiano ha sostenuto un progetto speciale per il teatro in carcere. Alcune esperienze hanno assunto una dimensione europea il progetto Socrates/Grundvig Teatro e carcere in Europa – promosso da Carte Blanche-Compagnia della Fortezza e Newo (Italia), Riksdrama/Riksteatern (Svezia), Escape Artists(Inghilterra), Théâtre de l’Opprimé (Francia), Aufbruch Kunst Gefangnis Stadt (Germania), Kunstrand (Austria).Gruppi e compagnie, pur con differenti caratteristiche operative e stilistiche, realizzano spettacoli in cui la qualità espressiva ed artistica si coniuga con l'uso ai fini pedagogici della pratica teatrale.

2 commenti:

  1. ho appena rilanciato nella centrifuga di facebook http://www.facebook.com/carlo.infante il dibattito in corso di questo vostro blog sulla crisi d'attenzione pubblica verso il teatro in carcere: un'importante forma d'inclusione, tesa a smussare gli angoli di una società che non vuole crescere: allargarsi, accogliere, misurarsi con le diversità.

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  2. Anche a Torino si fa' teatro!!!!!!!!!! In minori dimensioni, ma con impegno!!

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