venerdì 25 febbraio 2011

riflessioni dal carcere



...in quelle ore di teatro non mi sento di stare i carcere, mi confronto con le persone esterne, riesco a esprimere quello che voglio, è una cosa che ci aiuta molto perché
facendo molta galera ci chiudiamo, la nostra mente si congela, ci chiudiamo in noi stessi.
Invece frequentando il teatro trovi il modo di riaprirti.
...Dopo tanti ani di galera perdi la sicurezza in te stesso, invece quando lavoro con questi ragazzi mi sento più sicuro, ci incoraggiano anche psicologicamente, ci allenano a fare la vita normale. Noi, prima, abbiamo scelto un'altra strada, una vita di strada, di delinquenza, con loro invece ci alleniamo a riprendere al nostra vita in mano.
Perché in carcere i discorsi sono tutti uguali: parliamo di chi è più bravo a fare una rapina, chi è più bravo a spacciare o chi è più bravo a truffare, quanti anni hai preso, la buona condotta, il fine pena. Se ci fanno vivere chiusi solo tra di noi, senza gente di fuori, rimaniamo sempre in quell'ambiente. Il carcere diventa una scuola per essere più delinquenti. Confrontandoci con i ragazzi del laboratorio di teatro che vengono da fuori
ci possono far capire altri valori importanti nella vita, loro credono in noi, lavorano con noi.
E' una cosa molto positiva sia per noi e penso pure per loro, possono conoscere un altro mondo con cui non avevano niente a che fare, anche loro prendono qualcosa da noi.
Quando finisce la galera torniamo nella società e loro sono la società.
Loro credono in noi e questo ci dà fiducia per un futuro migliore una volta fuori.
In cinque anni ho visto parecchi ragazzi lavorare dentro e mi sono sempre rimasti sempre nella testa. Quello che fanno è molto utile per la società



Gdoura Maher

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