giovedì 10 febbraio 2011

In Principio: il cerchio nell'isola



“In ogni società si vive, ci si ammala, si diventa vecchi, si é soli. Ma una società produttivistica, che si fonda sull'ideologia del benessere e dell'abbondanza per coprire la fame, non può programmare sufficienti misure preventive o assistenziali. Si salva ciò che può essere facilmente recuperato, il resto viene negato attraverso l'ideologia dell'incurabilità, dell'incomprensibilità, della natura umana su cui si costruisce il castello del pregiudizio”.
Così Franco Basaglia, nella prefazione di Asylums di Goffman, alla fine degli anni 60. E' una riflessione importante sull'istituzione totale, sia essa manicomio o carcere. E' una riflessione che ha accompagnato una mia esperienza nel manicomio di Trieste (studentessa dell'Accademia di Belle Arti lavorai con altri colleghi sull'immaginario di alcuni degenti, attraverso la pittura), e che é tornata oggi, con prepotenza, al termine del laboratorio realizzato con un gruppo di detenuti nel carcere Due Palazzi di Padova.
Del pregiudizio, i 14 attori/detenuti hanno parlato al termine del loro spettacolo, il pomeriggio del 5 novembre scorso: “dite a quelli fuori che non siamo bestie”.
In aprile Laurent mi parlò della possibilità di fare un laboratorio all'interno del carcere. “Purché non diventi una moda...” dissi. Ed ero già nel pregiudizio. Era un pensiero freddo il mio, un pensiero che non aveva ancora fatto i conti con: Piero, Josè, Michele, Salvatore, Antonio, Nuccio, Domenico, Edoardo, Florio, Tito, Nicola, Attilio, Gigi, Giuliano. Oggi, per me, non si tratta più di chiedermi se sia di moda o no, oggi si tratta di ritornare dentro, di riproporre ancora laboratori e ancora teatro: con loro, per loro e per noi. Mescolare il nostro bisogno di arte con il loro bisogno di libertà e scoprire che le due cose, molto spesso coincidono. Parlo con la ferita ancora aperta. Perchè  la forza prepotente di questa esperienza è come una ferita. Una ferita che non voglio si richiuda perchè ormai so che molte cose possono essere fatte in nome dell'arte che unisce, che accomuna e che abbatte il pregiudizio. Un'arte che non finisce con se stessa.

Prima pagina da "Il cerchio nell'isola" di Pierangela Allegro, resoconto e riflessioni sulla prima esperienza di teatro in carcere del Tam nel 1992.

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