venerdì 25 febbraio 2011

Gianfranco Bettin per rEsistere

Ho girato abbastanza, in questi anni, per le prigioni del Veneto, approfittando di un ruolo istituzionale, e ho potuto vedere con i miei occhi la scia del "teatro carcere", e non solo a Padova, dove è stata generata, ma anche nelle altre realtà recluse, dove se ne parla e dove ce ne sarebbe bisogno.

Che la politica, o la sua avara padrona attuale, l'economia, decidano che questa scia è tempo di dissolverla, dimostra che la vera signoria sul presente la esercita in realtà il cinismo, e che la lungimiranza è stata ormai bandita da una certa visione pubblica, essa sì prigioniera di ristretti orizzonti mentali e culturali (al contrario della rivista omonima, compagna di strada anche del "teatro carcere", vero spazio di libertà e di capacità di immaginazione).

Il Tam ha molto, moltissimo sperimentato, in molti anni di lavoro. Di questa forza innovativa ha fatto un "classico" della nostra cultura contemporanea. Il "Teatro carcere" è uno degli episodi cruciali di questa vicenda, che è anche tutta nostra, di chiunque viva con creativa inquietudine il nostro tempo.
Per questo vogliamo difenderlo.


Gianfranco Bettin

Nessun commento:

Posta un commento