venerdì 25 febbraio 2011

Vasco Mirandola ... dal suo spettacolo "Avrei Tanto Bisogno di Dire"

Che ne sai tu


Che ne sai tu... della fatica per liberarsi di uno sbaglio
Caro mio, che ne sai, tu. di tutta la fatica che bisogna spendere per scrollarsi di dosso la
pesantezza dello sbaglio. Quello sbaglio afferrato e vissuto con l'illusione leggera del prestito, e poi sopportato con l'ingiustizia dei strozzini per millequattrocentoquaranta minuti al giorno, ogni giorno. Che ne sai di come sia difficile la strada quando il fiato pretende il ritmo dell'affanno, quando l'acquolina in bocca diventa sputo, quando l'età si toglie il disbrigo della conta, e quando l'uso e l'abuso dell'ingiusto diventa impellente come il pane quotidiano. Che ne sai, tu, dei temporali travestiti da sole, che fingono di compiacerti il panorama e poi ti spengono la luce, e al buio, ti bastonano fino a farti ammalare di tristezza eterna. Che ne sai, tu, di tutte le dita puntate sulle spalle, delle lingue che frustano la schiena, e della maldicenza che avvolge la tua storia col fango, impedendoti così di galleggiare sull'ipotesi di una rinascita. Che ne sai. dei morsi e dei rimorsi ingoiati e fatti girare dentro le indigestioni della coscienza.
Mille volte maledizione al nostro sbaglio, mille volte perdono a chi lo ha dovuto subire.. Che ne sai, tu. dei piccoli grandi successi capaci di ribaltarti la storia e allargarti il sorriso. A volte basta poco: un piccolo sostegno, una stampella di fiducia, una mano allungata senza il guanto del sospetto. Con la generosità di un gesto si può abbassare la salita, resuscitare un figlio, riscoprire una madre, un padre, e si può persino sbugiardarsi il peso morto di una rassegnazione.
Che ne sai, di come una pianta secca possa inventarsi un fiore, e poi un seme, e poi altri fiori, e tutti, rammentando gli inciampi trascorsi, accuratamente cresciuti con l'attenzione del petalo. Che ne sai, tu. della storia di una testa bassa che mette un piede oltre la vergogna, e si concede di diventare fronte. Fronte per millequattrocento quaranta minuti al giorno, ogni giorno. Sapessi quanta fatica si è costretti a spendere, prima di raggiungere e conquistare la sensazione del riscatto. Basta un niente per ricadere, ci vuole una vita per risorgere. . L'importante è crederci, insistere, non mollare mai. Sempre e assolutamente, con dignità! Che ne sai. e se lo sai, bé, allora ti chiedo scusa, e prova a comprendere il mio timore per tutta la miseria del non sapere
altrui.




di Pino Roveredo

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