venerdì 18 febbraio 2011

Liberi in carcere, con il teatro si può

Ho avuto la fortuna, concessa a pochi, di assistere ad alcuni spettacoli allestiti dal Tam con gli uomini del Due Palazzi. Sono passati tanti anni ma il ricordo resta preciso, vivo. Impossibile dimenticare l'onda d'urto di quegli attori impetuosi e impacciati, sfrontati e incerti, che ogni volta mi travolgeva e mi ributtava fuori in un mondo che mi sembrava piccino, modesto. Non ho dubbi che il teatro, ieri come oggi, possa tirar fuori la rabbia, la paura, il dolore, la nostalgia ma anche la speranza, il desiderio, la passione di chi altrimenti è condannato a reprimere tutto questo dentro di sè, a restare muto, isolato. Non posso credere che per un pugno di euro, cifre a 3 zeri non di più, il lavoro del Tam in carcere venga interrotto. Per giunta senza dare ai detenuti un'alternativa altrettanto potente, capace di farli sentire meno soli, meno lontani da tutti e più importanti, più vivi. Il laboratorio teatrale del Tam non è un semplice antidoto alla noia, qualche ora d'evasione fuori da celle superaffollate: è una chiave per aprire il cuore e la mente. Sorprendente, inaspettata. Indispensabile.

Nessun commento:

Posta un commento